Il mondo del lavoro è in continuo cambiamento e le aziende pubbliche e private devono per forza di cose, mettersi in pari con la corsa delle tecnologie. Il cambiamento è inevitabile quando le competenze sono in evoluzione, come si è visto con la pandemia che ha costretto tutti a modificare il modo di svolgere la propria professione. Ecco perché si ricorre all’upskilling, per dare la possibilità ai dipendenti di apprendere nuove conoscenze. Ma questo termine anglofono cosa significa?
Cos’è l’upskilling
Letteralmente, tradotto in italiano il termine upskilling significa riqualificazione e questa parola dice già tanto, per di più, il termine ha al suo interno la parola skill, ossia, la qualifica professionale ottenuta con l’esperienza. Ora, è risaputo da decenni che la flessibilità e le necessità del mercato non permettono più di svolgere la stessa mansione per tutta la vita lavorativa. Quindi, la riqualificazione delle competenze lavorative individuali è la necessaria proiezione verso il futuro del mondo economico. Questa è una necessità globale perché i mercati sono in continuo mutamento e le aziende dovranno rivedere le skill dei propri dipendenti per mettersi in pari con l’evoluzione che le porterà nel nuovo decennio.
Upskilling: un processo necessario
È soprattutto nel mondo delle imprese che operano nel settore digitale che il processo di upskilling è attivo da tempo. Infatti, è fuor di dubbio che questo sia il settore più in evoluzione e, senza riqualificazione delle competenze del personale, un’azienda sarebbe sempre costretta ad assumere nuovo personale con capacità specifiche in vari settore. Invece, grazie alla riqualificazione il personale esistente aggiorna continuamente le proprie conoscenze e mantiene l’azienda nella giusta direzione del piano aziendale. Perciò, volendo analizzare chi da questo processo trae più profitto, quest’ultimo non sarebbe unilaterale a favore dell’azienda, poiché un dipendente che migliora il suo background lavorativo può ambire a fare carriera con più sicurezze. L’azienda, del resto, nel processo evolutivo deve essere capace di portare i dipendenti verso questa direzione per potersi adattare ai modelli che il mercato impone e continuare a produrre profitti economici.
Le risorse umane sono il patrimonio più importante che un’azienda possa avere per gettare le basi per il futuro, tutto dipende da quanto vorrà investire su quelle risorse per avere un ritorno cospicuo in quel futuro luminoso a cui aspira.
Perché la riqualificazione è importante
L’upskilling è una strategia importante in tante realtà economiche dove sorge la necessità di riqualificare le competenze dei dipendenti. Quindi, non è solo il settore digitale ma tutto il mercato internazionale che sente la necessità di adeguarsi all’accelerazione dei cambiamenti in atto. Il cambiamento in questo caso fa rima con miglioramento, perché investire nella riqualificazione del personale non solo induce il mercato ad avere fiducia nell’azienda facendo crescere di conseguenza le vendite, ma anche i dipendenti si sentiranno invogliati al miglioramento perché l’azienda crede in loro. Per un imprenditore avere del personale motivato al cambiamento, al miglioramento e quindi a produrre di più è la più grande conquista.
In quali settori è necessario intervenire?
Ogni azienda sa qual è il comparto che deve essere sottoposto a strategie di upskilling, pertanto deve intervenire con programmi di formazione necessari a rinforzare le skill del personale. Le riqualificazioni riguardano soprattutto le capacità di tipo digitali, analitiche e organizzative. Nel momento in cui l’azienda innesca il processo di formazione essa si avvantaggerà sotto vari punti di vista:
- l’azienda sarà sempre aggiornata e in grado di tener testa ai competitor del settore;
- ci sarà modo di assumere professionisti ricercati, perché attratti dal tipo di formazione offerta ai dipendenti;
- facendo upskilling, il datore di lavoro potrebbe trovare personale con capacità sorprendenti da impiegare anche in altri settori dell’azienda.
Nel momento in cui viene steso un programma per i corsi di riqualifica i riflettori sono puntati sulle competenze presenti e su quelle mancanti all’interno della struttura aziendale, solo così si potranno fare delle proprie rivoluzioni strutturali. Di certo, questo darà motivo di slancio all’economia dell’impresa e ai dipendenti che saranno così motivati a migliorare le proprie capacità. La motivazione in fase di upskilling è fondamentale, poiché il dipendente deve percepire che per lui è un vantaggio migliorare le sue competenze, piuttosto che fossilizzarsi in un lavoro da automa con le stesse mansioni per tutta la vita.
Disoccupazione e riqualificazione
Il Word Economic Forum del 2020 ha fatto presente che già nel 2030 saranno necessarie nuove competenze per portare avanti tutta l’economia mondiale, quindi è il caso che tutti gli adulti in età lavorativa prendano da soli le proprie iniziative per l’upskilling personale. Ma se si è disoccupati? Essere disoccupati non è una buona motivazione per non migliorare il proprio curriculum alla voce competenze, solo acquisendo nuove conoscenze si può essere sicuri di non essere tagliati fuori dal mondo del lavoro.
La crisi che ha investito i paesi occidentali con i tassi di disoccupazione così alti, in parte, dipende anche da questo, è la new economy che fa da padrona sui mercati, i posti disponibili ci sono ma senza requisiti non si può accedere. Quindi, sfruttare il periodo di disoccupazione per migliorare la propria posizione non può che essere il migliore degli investimenti per il proprio futuro. Ovvio che anche un dipendente o un lavoratore autonomo può prendere l’iniziativa per potenziare le sue conoscenze.
Strumenti per l’upskilling
Sono tante le possibilità che il web offre in fatto di formazione tramite corsi online in vari settori di competenza. Quindi, come si è visto durante la pandemia, da casa è possibile sia lavorare che studiare e siccome il covid19 ha accelerato tutti i processi competitivi del mercato, questo è il momento di fare un quadro sulle proprie capacità lavorative.
Anche l’idea di fare esperienze lavorative all’estero per apprendere nuove conoscenze professionali affini al proprio settore può essere una soluzione da valutare. E, inoltre, mai perdere le occasioni per partecipare a meeting o incontri a tema inerenti il proprio settore lavorativo, questo può fare la differenza quando si vuole crescere professionalmente. Perché dal confronto con le idee altrui si può arricchire sempre il proprio bagaglio personale, anche una situazione come questa, quindi, può essere upskilling.
I lavoratori autonomi o le aziende possono affidarsi alla figura di un consulente che con le strategie giuste possa portare alla luce il potenziale nascosto, un executive coaching che con metodo trasferisca le competenze adatte alla crescita professionale e personale, perché un individuo più conosce più sarà in grado di comprendere. Qualsiasi lavoro è frutto di valori, idee, cultura e metodologie, quindi, è il fattore umano il motore che lo porta avanti. Ancora si è in una fase iniziale del processo dell’upskilling, di conseguenza non tutte le aziende hanno ben chiaro come avviare questa rivoluzione, in molti casi si crede che il miglioramento spetta farlo al dipendente in modo autonomo, ma un’azienda cresce se i suoi dipendenti si sentono parte di essa. È qui che la figura del mentor o del coaching fa da collante per far crescere sia l’azienda che i dipendenti. Detto questo, è innegabile che gli anni a venire saranno forieri di novità tecnologiche sempre più avanzate e di approcci interpersonali di tipo educativo, manageriali e psicologico sempre più complessi. Per star dietro alle novità bisogna proiettarsi nel futuro, si tratta di sfide da cogliere e vincere ma per poterlo fare servono gli strumenti giusti e la preparazione. Del resto, chi non riesce ad essere un visionario non potrà mai arrivare da vincente nel mondo di domani, che è già dietro l’angolo.